Il Gunung Mulu National Park, nel Borneo malese, è uno di quei posti che ogni naturalista conosce e sogna di visitare almeno una volta nella vita. La ricetta è semplice: uno dei sistemi carsici più estesi del mondo; pochi gradi di distanza dall’Equatore; un range altitudinale di oltre 2000 metri. Il risultato è un mix affascinante di habitat e forme geomorfologiche, con immense grotte e pinnacoli carbonatici immersi in una foresta pluviale stratificata e diversificata. Non a caso, il parco è stato designato come Sito Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Gli ecosistemi di grotta, di per sé sempre affascinanti, ai tropici danno il meglio in termini di diversità biologica, e a Mulu, il tutto è amplificato. Le enormi volte ospitano colonie di rondoni e pipistrelli, il cui guano fornisce cibo per comunità di batteri, funghi e insetti detritivori. Ovviamente, non possono mancare i predatori: serpenti sondano l’aria nell’oscurità, pronti ad afferrare al volo un volatile di passaggio, mentre il fondo e le pareti delle grotte rappresentano il terreno di caccia di ragni e centopiedi giganti.
Al tramonto, circa tre milioni di pipistrelli lasciano l’imponente Deer Cave per la caccia notturna, in un esodo ininterrotto che dura oltre trenta minuti. Durante questo momento magico inizia la danza dei nibbi dei pipistrelli, rapaci specializzati nel procacciarsi una cena a base di chirottero.